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Ho messo via

Ho messo via occhi rossi e stanchezza, notti in bianco e minuscole dita.

Ho messo via delusione e rancore, battaglie perse, macigni sul cuore, sbagli.

Ho messo via il tempo perduto e quello perso, sassi nelle scarpe, giornate di pioggia, sbadigli.

Ho messo via cuori infranti, e amicizie sbagliate, partenze, abbandoni, corse d’inverno a rompere il fiato.

Ho messo via rimpianti e treni persi, i giorni dell’abbandono, le notti a occhi spalancate, a sfinirsi a girarsi nel letto.

Ho messo via, in fondo al cassetto, qualche sogno e progetti incompleti. Qualcuno ancora sbuca, come una sciarpa piegata male; bastasse afferrarne un lembo per ricominciare a vivere.

Ho messo via lividi e colpi bassi, e le ferite aperte che non ho bisogno di colmare con oro, argento, bronzo, non devo esibirle come medaglie di una gara o peggio, di guerra. Sono branchie piuttosto, con cui respirare quando finisco in apnea.

Ho messo via ruoli, etichette, giudizi: madre, compagna, figlia, sorella, amica, nemica, amante, stronza, traditrice, puttana, capace, strega, maligna, brava, bravissima, inadeguata… in un armadio a tre ante, da usare a ogni cambio di stagione.

Ho messo su un ripiano più basso talenti e ingegno, a portata di mano, da prendere al volo quando serve, perché è questo che si richiede nel gioco dei ruoli.

Ho messo via pazienza, paure, limiti e il tempo dell’attesa. Che ormai è finito, almeno per me.

Ho messo via vendette su piatti freddi, i torti subiti e le ingiustizie, le indecisioni, le debolezze, il coraggio mancato.

Ho messo via autunni grigi ed estati afose, gli abbracci mancati e quelli dati nei posti sbagliati. 

Ho messo via su un ripiano più in alto i successi raggiunti, come trofei sì: il mio ragazzino dagli occhi neri, le mie storie su carta stampata e quelle che volano, dono per chi è capace di leggermi; quelle giuste e quelle sbagliate anche… affinché io possa guardarli da lontano e ricordarmi chi sono quando sembra più difficile.

Ho messo via l’amore preso a piene mani e quello dato, insieme a coperte e berretti di lana, e qualche bottiglia di vino buono, pronti per scaldare il cuore, nei lunghi inverni dell’anima.

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